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Fatti sentire! Un talk sull’attivismo internazionale tra sostenibilità ambientale e genere

Il 14 giugno abbiamo avuto l’onore di partecipare al talk organizzato da Rob de Matt, associazione di promozione sociale e bistrot che si occupa del reinserimento di persone in situazioni di fragilità. L’evento, supportato da WeWorld, ONG impegnata in Italia e nel mondo per i diritti di donne, bambini e bambine, era parte del ricco palinsesto di Dergano Pride.

È stato un incontro molto stimolante, ognuno ha portato il proprio pezzettino e, anche se a qualcuno non piacciono le etichette, si è respirata la possibilità di fare un’azione intersezionale.

Talk Attivismo Dergano pride

Si può parlare di ciclo mestruale in modo intersezionale?

Quando abbiamo iniziato a lavorare al Podcast di Eva in Rosso, che poi si è trasformato in un’associazione, ci è stato chiaro che avremmo dovuto parlare di persone che mestruano. Dovevamo rivolgerci: alle donne, alle persone T, agli uomini e alle persone non binarie. 

Ma come? Se hai il ciclo mestruale sei una donna, quando ti arrivano le prime mestruazioni (menarca) ti dicono “sei diventata signorina”, assorbenti e tamponi spesso vengono chiamati “presidi igienici femminili”, ergo se mestrui sei una donna. Ce lo siamo sentite dire, lo abbiamo letto nei commenti sotto alcuni post (e spesso erano donne a scriverlo): le mestruazioni sono una questione femminile.

Allora abbiamo riflettuto, ci siamo interrogate: “parlare di persone che mestruano avrebbe fatto sentire esclusa una parte di mondo che ha il ciclo?”

La nostra conclusione: NO. Considerare il ciclo mestruale una prerogativa femminile è un pensiero figlio di secoli di tabù, di discriminazioni e di vergogna. Quando, finalmente, si inizia a rompere il silenzio e si cerca di conquistare uno spazio, questo deve essere esclusivo. In altre parole, stiamo parlando del concetto della “coperta troppo corta”, come se parlare di persone che mestruano potesse togliere spazio alle donne che mestruano. Questo purtroppo è il meccanismo che spesso ci fa costruire recinti, nei quali ci rinchiudiamo per la paura che il terreno di condivisione sia un terreno perso, ma non è così o almeno non lo è per noi. 😎

Talk Attivismo Intersezionale Dergano Pride

Le mestruazioni hanno un impatto ambientale?

Una persona mestrua in media quarant’anni, usando nel corso della propria vita tra gli undicimila e i sedicimila assorbenti e tamponi. Gli assorbenti usa e getta di largo consumo sono composti al 90% di plastica ed un singolo assorbente ci mette 500 anni per decomporsi, rilasciando sostanze dannose per noi e per il pianeta. Questi pochi dati, anche perché non se ne trovano molti di più, ci fanno dire: “Sì, le mestruazioni hanno un impatto ambientale”. 

Ma vogliamo essere oneste, noi per prime abbiamo pensato: “Chi se ne frega! Oltre ad avere la scocciatura di mestruare ogni mese dobbiamo anche sentirci in colpa perché inquiniamo?!”. Pensiero legittimo. La scelta del dispositivo è personale e in quanto tale deve prima di tutto far sentire a proprio agio. Detto ciò, esistono tante alternative ai prodotti usa e getta come: assorbenti lavabili, coppette mestruali e mutande assorbenti. Fare informazione su quali sono i diversi dispositivi reperibili sul mercato, dà la possibilità di fare una scelta libera e consapevole. Questo è uno dei nostri obiettivi, anche perché spesso le scelte che fanno bene al pianeta fanno bene anche a noi! 🌍😉

Talk attivismo intersezionale dergano pride

Secondo il World Forum Global Gender Gap Report 2023 ci vorranno 131 anni per raggiungere la parità di genere, la nostra sensazione è che, se non ci uniamo, ce ne vorranno molti di più.

Quindi buon attivismo intersezionale e buon Pride 🌈.

Scusate il disordine: Vivere con il PMDD

Come ho scoperto di avere il Disturbo Disforico Pre-Mestruale

Che mi rubi il sonno, che mi rubi il senno

Notte tra il 1 aprile e il 2 aprile 2022. È la solita notte prima che mi vengano le mestruazioni. Lo so perché non chiudo occhio tutta la notte, ormai da qualche anno parte il solito rituale. A volte anche divertente perché stare sveglia tutta la notte mi consente di mettermi a fare tutto ciò che di mattina non mi consento fare, leggere, scrivere, pensare a me, guardare dei film. Ma stanotte l’insonnia è davvero fastidiosa e io, di non riuscire a dormire, non ne posso proprio più.

E poi non capisco perché sono sempre così stanca, perché ogni mese mi viene la congiuntivite, mi sveglio nel cuore della notte sudata e ho degli incubi orribili, ho prurito dappertutto, non ho più voglia di fare niente, né di vedere nessuno. È appena uscito il mio secondo disco solista e mi dimentico di fare le interviste che il mio ufficio stampa amorevolmente mi ricorda. Io, che mi ricordo ancora il giorno del compleanno dei miei amichetti delle elementari. A volte mi trovo in un posto e il secondo dopo non capisco esattamente dove mi trovo. Addirittura mi è passata la voglia di suonare – io che per la musica ho fatto follie – ma ancora peggio, mi è passata la voglia di vivere.

 

“Vivere mi è insostenibile”

Scrivo sempre molte lettere d’addio, immaginando che chi le troverà non troverà più me in vita, in cui parto sempre con il solito incipit: “Scusatemi, ma vivere mi è insostenibile”.

Sarà stata colpa del lockdown? Che ho parzialmente perso il lavoro? Conosco la depressione, sono in cura da una psicoterapeuta da qualche anno, ma il fatto che questi pensieri si ripresentino ciclicamente ogni mese a parte essere sfiancante è un po’ sospetto.

Ma per tutti la vita è così pesante? Davvero dopo i 30 anni diventa tutto così triste e impossibile? Chiedo a mia nonna e a mia madre se le mestruazioni andando avanti con l’età diventino sempre più invalidanti per tutte, sono arrivata a scolarmi quattro Buscofen al primo giorno di mestruo, bene ma non benissimo insomma.

Nella mia testa già da tempo penso sia solo colpa mia, fa parte del mio modo di vedere le cose, di intendere il mondo e di accettare il dolore come se fosse una cosa normale, magari sono solo un po’ stanca e finito tutto il ciclo di produzione dell’album tutto si ridimensionerà.
Sempre più però c’è una voce che stona da un po’ di tempo e continua a dirmi: ma come mai tutte questi sintomi arrivano insieme e poi se ne vanno? Com’è possibile che non ti riconosci per venti giorni e negli altri sette spacchi il mondo?

Sono le 2 di notte del 2 aprile, e decido di fare una ricerca su internet che mi cambia la vita: digito “congiuntivite + mestruazioni” e su Manuale MSD per la prima volta scopro la dicitura “Disturbo Disforico Pre-Mestruale” (DDPM) (in inglese Pre-Menstrual Dysphoric Disorder, PMDD).

La fonte più o meno recita così:

“Nel disturbo disforico premestruale, i sintomi si verificano regolarmente e solo nel corso della seconda metà del ciclo mestruale; i sintomi finiscono con le mestruazioni o subito dopo. L’umore è marcatamente depresso, ansia, irritabilità e labilità emotiva sono pronunciate. Possono essere presenti pensieri suicidi. L’interesse per le attività quotidiane è notevolmente diminuito.

A differenza della sindrome premestruale, il disturbo disforico premestruale causa sintomi che sono così severi da interferire con le attività giornaliere e con tutte le funzioni. Il disturbo disforico premestruale è gravemente doloroso, invalidante e spesso sotto diagnosticato.”

Comincio a commuovermi.

“Per la diagnosi del disturbo disforico premestruale, i pazienti devono avere ≥ 5 sintomi durante la settimana prima delle mestruazioni. I sintomi devono cominciare a rientrare pochi giorni dopo l’inizio del ciclo mestruale e diventare minimi o assenti nella settimana dopo le mestruazioni. I sintomi devono comprendere ≥ 1 dei seguenti:

  • Sbalzi d’umore (p. es., sentirsi improvvisamente triste o in lacrime)
  • Irritabilità marcata o rabbia o conflitti interpersonali aumentati
  • Umore marcatamente depresso, sentimenti di disperazione o disprezzo per sé stessi
  • Ansia marcata, tensione, o sensazione di essere “sulle spine”

Inoltre, ≥ 1 dei seguenti sintomi deve essere presente:

  • Diminuzione dell’interesse per attività usuali
  • Difficoltà di concentrazione
  • Scarsa energia o stanchezza
  • Variazione marcata dell’appetito, eccessivo consumo di cibo, o desiderio intenso per cibi specifici
  • Ipersonnia o insonnia
  • Sentirsi sopraffatti o fuori controllo
  • Sintomi fisici come tensione o tumescenza mammaria, dolori articolari o muscolari, sensazione di gonfiore, e aumento di peso”

Scoppio in un grande pianto liberatorio. Non è colpa mia, non sono pazza, e non sono sola. Una parte di me, quella vigile e intelligente nonostante la stanchezza, la depressione, gli sbalzi d’umore è riuscita a salvarmi da me stessa.

Con il diario rosa

Ora però occorre capire cosa fare e a chi rivolgersi.

Scrivo subito al mio medico di base, ma è un buco nell’acqua perché non conosce il DDPM. Mi consiglia di proseguire con l’ibuprofene e con un buon psicologo. Chiedo alla mia psicoterapeuta se conosce il DDPM, ma non ne sa nulla. Chiedo a mia madre la sua storia, se c’è qualcosa di ereditario. In parte molti sintomi combaciano. Scandaglio il web in cerca di ogni informazione preziosa, perché il problema principale sembra proprio la mancanza di informazioni e di specialisti informati.

Parlo subito di quello che ho scoperto nei social. Mando un’e-mail a un ambulatorio che si occupa di diagnosticare la disforia premestruale, perché involontariamente ho raccolto in parte ciò che mi serve per l’autodiagnosi, ovvero aver compilato un diario con tutti i sintomi dall’ovulazione fino al primo giorno di mestruazione indicandone anche l’intensità per più di tre cicli consecutivi. Latitano nella risposta. Qualche ragazza tra le mie amicizie su Facebook si riconosce nelle mie parole e una di loro mi indica una ginecologa a Padova che sicuramente ha sentito parlare di disforia premestruale.

Circa un mese dopo averlo scoperto vengo diagnosticata. E dà lì parte il mio percorso di accettazione e conoscenza di un disturbo cronico che è ancora un forte terreno di ricerca. La mia dieta cambia drasticamente, inizio a fare attività fisica regolare, assumo integratori alimentari e magnesio quotidianamente, continuo a essere seguita a livello psicoterapico.

Attraverso il Podcast di Eva in Rosso (episodio 4) scopro l’esistenza dell’associazione ITA-PMS, che si occupa proprio di Sindrome Pre-mestruale e DDPM, e del gruppo Facebook Sindrome Premestruale/PMDD Associazione Nazionale ITA-PMS Group dove ci si confronta su terapie, integratori, sintomi non ancora “riconosciuti ufficialmente”. Partecipo al Festival del Ciclo Mestruale e incontro Paola Vallarino, fondatrice di ITA-PMS, che da quel momento diventerà un faro prezioso per la raccolta di dati e militanza.

A livello internazionale incomincio a seguire il bel lavoro di IAPMD – International Association for Premenstrual Disorders e su Instagram di The Pmdd Collective, entrambi sempre sul pezzo tra webinar e consigli specialistici.

 

L’eterno tracciamento

Nel 2019 il DDPM è stato inserito nelle malattie del sistema uro-genitale, a sostituire la dicitura del 2013 che lo voleva all’interno della categoria dei disturbi depressivi.

I miei sintomi variano ogni mese, a volte sono più di natura psichica, a volte di natura somatica. Si sono notevolmente attutiti rispetto a un anno fa, ho ripreso a provare sentimenti ed emozioni che credevo relegati all’Università, curando quel qualcosa che fino a pochi anni fa pensavo solo un prodotto della mia mente, ma che in realtà era frutto di una “banale” reazione ormonale.

Attraverso l’app MevsPmdd tengo un costante tracciamento di cosa sento e quanto lo sento, di quando sarà il mio primo giorno di mestruo, il primo di ovulazione, dei sette giorni prima della mestruazione. Scrivere mi aiuta a “mettere in ordine” quando saranno i miei picchi di stress, quando potrei essere più o meno in grado di fare scelte o discussioni importanti su carriera musicale, relazioni o Conservatorio.

Se fossi stata educata di più a sapere cosa realmente succede al mio corpo mentre si prepara alle mestruazioni e alle sue possibili implicazioni negative su mente e corpo probabilmente avrei fatto delle scelte diverse in campo lavorativo in passato. Avrei salvato qualche storia d’amore in più. Mi sarei presa più cura di me invece di inseguire il falso mito dell’essere produttiva in egual misura per tutti i 365 giorni all’anno per autoaffermarmi “forte e capace” agli occhi miei e della società.

Aver dato un nome e cognome a ciò che ho, ma soprattutto aver dato una mappa geografica in mano ai miei genitori, ai miei datori di lavoro e ai miei affetti, ha reso meno ansiosa me e meno impreparati loro. Il disturbo è una parte di me, ma non solo una.

È curioso che abbia scoperto di avere il DDPM proprio in Aprile, il mese della consapevolezza su questo disturbo. Nel corso del mese molti comuni italiani e molte città nel mondo si illuminano di blu dopo il tramonto a scopo simbolico. Molto già si sta muovendo a livello informativo, ma c’è ancora molto bisogno di divulgare a chi non conosce e di guidare e rassicurare chi scopre.

Salute Mestruale: conoscerla e preservala

Ogni anno, il 7 aprile, ricorre la giornata mondiale della salute, data che corrisponde alla fondazione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), avvenuta nel 1948. Come ci ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, questa giornata è un’occasione per sensibilizzare su temi cruciali di salute pubblica e lanciare programmi a lungo termine per migliorare le condizioni di salute in tutto il mondo, in modo che tutti, ovunque, possano raggiungere il più alto livello di salute e benessere.

Cosa s’intende per Salute?

Secondo l’OMS, la salute non è assenza di malattia, ma una condizione che riguarda il benessere fisico, psicologico e sociale dell’individuo. Questa concezione multidimensionale della salute crea la base per lo sviluppo del modello bio-psico-sociale, una strategia di approccio alla persona, sviluppato da George Engel negli anni Settanta del 9000. Questo modello si contrappone a quello biomedico, basato sulla patogenesi, in cui la salute è la totale assenza di sintomi, e la malattia è riconducibile esclusivamente a fattori biologici, che il medico deve identificare e correggere con interventi terapeutici mirati.

Il modello bio-psico-sociale

Il modello bio-psico-sociale si basa sul concetto di salutogenesi e parte dal presupposto che la condizione di salute o di malattia siano la conseguenza dell’interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali, in una condizione dinamica tra stress e risorse. Il focus del modello non è quindi la malattia o il medico, ma la persona e l’approccio è globale. Dunque, per comprendere e risolvere la malattia, è necessario occuparsi non solo dei problemi di funzioni e organi, ma anche degli aspetti psicologici, sociali e familiari. La persona e la sua famiglia sono quindi al centro del processo di empowerment.

In questo modello diventano dunque fondamentali la prevenzione primaria, cioè favorire i fattori di salute ed eliminare/correggere i fattori di rischio, e la prevenzione quaternaria cioè la promozione della salute.

Salute di genere e salute mestruale

Oggi, nella giornata mondiale della salute, è importante parlare della salute femminile e più in generale delle persone con utero, declinata nello specifico in temi quali sessualità, fertilità, gravidanza, parto e il-post parto, salute mestruale e menopausa, tutte interconnesse tra loro.

Nudi Blu, quadro Matisse
Nudi Blu, Matisse

Cosa s’intende per Salute Mestruale? 

La salute mestruale è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non solamente l’assenza di malattia o infermità in relazione al ciclo mestruale. Riprendendo il modello bio-psico-sociale dell’OMS, dunque diventa una questione molto più ampia che non si limita più esclusivamente alla sintomatologia, o a una questione di igiene, ma riguarda il benessere globale dell’individuo.

I requisiti necessari per ottenerla sono:

  • ricevere informazioni sul ciclo mestruale, sui cambiamenti sperimentati durante il corso della vita, sull’igiene e la cura di sé;
  • avere materiali, strutture e servizi per la cura del corpo durante le mestruazioni;
  • avere un facile e tempestivo accesso a diagnosi, cura e trattamento dei disturbi mestruali;
  • vivere in un ambiente positivo e rispettoso che riduca al minimo il disagio psicologico;
  • avere la libertà di decidere se e come partecipare a tutte le sfere della vita, comprese quelle civili, culturali, economiche, sociali e politiche, durante tutte le fasi del ciclo mestruale, libere da esclusione, restrizione, discriminazione, coercizione e/o violenza legate al ciclo mestruale.

Come riportato dall’OMS, e da Eva in Rosso, è necessario che la salute mestruale sia riconosciuta, inquadrata e affrontata come una questione di salute pubblica, con dimensioni fisiche, psicologiche e sociali, come una questione di diritti umani di uguaglianza di genere.

Dunque, normalizzare le mestruazioni e rompere il silenzio che le circonda per riuscire a ottenere la salute mestruale.

Cosa è utile sapere?

E’ importante e utile per ognuna di noi conoscere il proprio ciclo mestruale e la sua fisiologia, cioè come funziona il nostro corpo, come mantenerlo in salute (prevenzione) ed eventuali segnali di patologia. Tutte le alterazioni devono essere indagate con la propria ostetrica o il proprio ginecologo di fiducia.

Per aiutarci a comprendere la fisiologia e riconoscere l’eventuale patologia, il nostro corpo manifesta dei sintomi. Un esempio possono essere l’osservazione delle perdite vaginali (leucorrea) durante il ciclo mestruale. Infatti, è normale che la vagina sia secretiva durante tutto il ciclo mestruale e che le perdite vaginali si modifichino in base alle fluttuazioni ormonali.

Durante l’ovulazione le perdite sono al massimo della loro espressione in quanto gli estrogeni aumentano la produzione del muco dalle ghiandole presenti sul collo dell’utero (perdite bianche, filanti, elastiche, simile alla chiara d’uovo) e c’è una maggiore lubrificazione a livello vaginale.  Nella fase pre- e post-mestruale, invece, il muco risulta invece più denso, viscoso e di colore biancastro.

Le secrezioni vaginali, oltre ad indicarci l’andamento e lo stato di benessere del nostro ciclo mestruale, possono segnalarci eventuali patologie, dovute a microrganismi e/o alterazioni del pH dell’ecosistema vaginale. Per esempio le secrezioni giallastre possono indicare una vaginite, mentre quelle bianche dense a ricotta possono essere indicative di un’infezione da Candida.

Oltre alle secrezioni, è importante prestare attenzione anche a possibili piccole perdite di sangue scuro tra una mestruazione e l’altra (spotting). In alcuni casi può comparire nel primo mese di assunzione di un contraccettivo ormonale oppure in momenti di forte stress. Questo perché gli ormoni responsabili dello stress (adrenalina e cortisolo) possono alterare gli ormoni del ciclo mestruale, bloccando l’ovulazione o riducendo la quantità e la durata della produzione di progesterone. Altre volte l’inadeguata produzione e/o durata del progesterone e quindi la comparsa dello spotting, può avere cause disfunzionali (alterazioni ormonali, disturbi del comportamento alimentare, obesità…) o organiche (endometriosi, cisti ovariche, fibromi, menopausa precoce…). Per questo è importante accedere ad una consulenza se si notano dei disturbi mestruali.

perdite vaginali, salute femminile

Prevenire è meglio che curare

La salute mestruale però non è solamente l’immediato riconoscimento dei sintomi indicativi di qualche problematica, ma passa anche dalla prevenzione. Alcuni semplici accorgimenti nella vita di tutti i giorni:

  • Mantenere un pH fisiologico vaginale utilizzando un sapone a pH 4 e biancheria intima di cotone,
  • Evitare la stitichezza persistente,
  • Limitare l’uso di assorbenti e salvaslip,
  • Evitare la contaminazioni durante l’igiene quotidiana o l’utilizzo della carta igienica, eseguendo movimenti sempre dalla vulva verso l’ano.

Inoltre, è importante eseguire gli screening di prevenzione consigliati dal Servizio sanitario nazionale per la prevenzione dei tumori del seno, del collo dell’utero e del colon-retto. Per esempio, in assenza di fattori di rischio personali e/o familiari, il Pap teste il test per Papilloma virus (HPV-DNA test) ogni 3 anni per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni e la mammografia, per le donne tra i 50 e i 69 anni, da eseguire ogni 2 anni.

Conclusioni

In linea con lo scopo della giornata mondiale del 7 aprile, di sensibilizzare su temi di salute, Eva in Rosso, con questo articolo, vuole ricordare l’importanza di dare voce ai segnali del nostro corpo, azione fondamentale per la nostra salute personale ma anche per una questione culturale, sociale e politica.

Fuori dal silenzio: Il mese della consapevolezza dell’Endometriosi

 

 

 

25 marzo

Si svolge a Roma e in molte altre parti del mondo, ormai per la decima volta, l’Endomarch, la marcia per la sensibilizzazione sul tema dell’endometriosi, che anticipa la giornata internazionale del 28.

Ma cos’è l’endometriosi?

Immaginiamo di metterci nei panni di una delle donne che parteciperanno a questa marcia: innanzitutto, molto probabilmente dovranno rinunciarvi se si trovano nei giorni delle mestruazioni, perché dolori estremamente debilitanti e flusso spesso emorragico durante il mestruo sono il sintomo numero uno dell’endometriosi e non è facile muoversi, organizzarsi, stare una giornata in piedi all’aperto in queste condizioni.

Se poi riuscirà a partecipare, la nostra “endosister” dovrà forse fare i conti con stanchezza cronica, dolori vari anche non localizzati nell’addome, il disagio di sostenere un regime dietetico specifico fuori casa, gli sbalzi di umore legati agli ormoni ma anche al semplice fatto di trovarsi a dire “non ce la faccio”. 

L’endometriosi infatti – (quasi) affettuosamente detta endo dalle pazienti – può avere un impatto decisivo sulla quotidianità di chi ne soffre: non solo dolore cronico, durante le mestruazioni ma anche in altri momenti del ciclo, accompagnato di frequente anche da dolori durante la defecazione, stanchezza ma anche depressione/isolamento, problemi nella vita sessuale/relazioni di coppia (a causa della frequente sintomatologia dolorosa che si presenta durante i rapporti sessuali, ma anche delle difficoltà quotidiane in genere), impossibilità o difficoltà a concepire.

Ma prima ancora, la nostra endosister potrebbe non sapere neanche perché sta così: il primo ostacolo per le pazienti di endometriosi, infatti, è la diagnosi. Ancora oggi il ritardo diagnostico dell’endometriosi è valutato attorno ai 7-8 anni. La malattia è cronica e a tutt’oggi non esiste una cura risolutiva: molti dei sintomi possono essere resi più gestibili tramite terapie ormonali, interventi chirurgici e regimi dietetici e di stile di vita (spesso tutti questi approcci o alcuni di essi vengono combinati per ottenere una maggiore efficacia), ma, proprio a causa del grave ritardo diagnostico, spesso la malattia peggiora in silenzio e le conseguenze su corpo e psiche non sono sempre recuperabili.

Le cellule dell’endometrio, durante il normale ciclo mestruale, attraversano varie fasi nelle quali l’endometrio modifica il proprio spessore. L’endometriosi si verifica quando cellule simil-endometriali si trovano all’esterno dell’utero, per esempio ovaie o altri organi, più frequentemente addominali ma non solo. La presenza di queste cellule crea una condizione cronica di infiammazione, che debilita a vario livello la donna che ne soffre. Quando invece la crescita anomala di cellule endometriali avviene all’interno dell’utero, solitamente con infiltrazione della parete muscolare, si parla di adenomiosi​. L’associazione tra endometriosi e adenomiosi è ​sempre più documentata.​ È importante infine ricordare che l’endometriosi non è un’infezione e non è contagiosa: le reali origini della malattia sono ancora incerte.

In Italia l’endometriosi, che interessa quasi il 10% delle donne, è inserita nell’elenco delle patologie croniche e invalidanti, negli stadi clinici più avanzati (“moderato o III grado” e “grave o IV grado”), con facilitazioni ed esenzioni variabili. La verità, però, è che anche negli stadi ufficialmente definiti come meno gravi la malattia può rivelarsi una costante fonte di sofferenza e preoccupazione, nonché causare un dispendio di energie e di risorse difficilmente quantificabile a partire da diete, integrazioni, spostamenti alla ricerca dello specialista più indicato, fino alla meno visibile necessità di gestire la propria vita secondo criteri e abitudini spesso limitanti.

Proprio per questo la principale battaglia a favore delle pazienti di endometriosi è dar loro una voce: la maggiore consapevolezza dei sintomi, la coscienza di cosa è normale e cosa no nella propria esperienza di dolore, la serenità nel ricercare l’ascolto e l’attenzione che determinano una diagnosi precoce e un percorso terapeutico efficace, gli investimenti nella ricerca scientifica e nella raccolta dei dati dipendono dalla capacità di far uscire dal silenzio questa come molte altre malattie, ancora oggi invisibili e mute.

Endometriosi, simbolo, girasole

Parità di genere in Italia: l’importanza dell’8 Marzo nel 2023

Istituita nel ventesimo secolo, l’8 Marzo si celebra la Giornata Internazionale della Donna (International Women Day – IWD). Prendendo forma dai movimenti politici femminili per la rivendicazione dei diritti delle donne all’inizio del Novecento, questa giornata ha un duplice ruolo e scopo.

Il primo è celebrare gli atti di donne che hanno avuto un ruolo cruciale nella storia dei nostri paesi nella battaglia per la parità di genere e il riconoscimento di vari diritti. Nel caso dell’Italia, il libro Le leggi che hanno cambiato l’Italia della Fondazione Nilde Iotti è un ottimo strumento per avere una visione completa e dettagliata delle più importanti leggi che hanno segnato la storia e la vita delle donne italiane. 

Nel corso degli anni, tuttavia, tale ruolo è stato ridimensionato, e l’8 Marzo ha assunto un valore sociale e politico. Questa giornata diventa dunque un momento di riflessione per identificare e riconoscere le disuguaglianze di genere e violenze che le donne nei vari paesi tuttora subiscono, e le azioni necessarie da intraprendere per l’effettivo raggiungimento di una parità di genere. Nelle città di tutto il mondo dunque risuonano proteste, scioperi, marce di singoli, organizzazioni, movimenti femministi per dar voce alle problematiche. Sul territorio Italiano, il movimento transfemminista Non una di meno si occupa dell’organizzazione del “Lotto Marzo”, portando il seguente programma per il 2023.

Nel corso dei miei studi in Sviluppo Internazionale e Genere, mi è capitato di ricevere commenti e domande sul perché fosse ancora necessario battersi per i diritti delle donne in Italia, nonostante esso sia considerato un paese democratico e sviluppato. Non è questo sufficiente? Non abbiamo già conquistato tutto? Non siamo noi in una posizione “migliore” rispetto al passato e altri paesi nel mondo? Perché bisogna ancora discuterne?

Da qui nasce l’idea di questo articolo: supportare le storie di vita e della realtà di tutti giorni di milioni di donne italiane con dati e statistiche europee e mondiali per avere una “fotografia” sullo stato delle donne Italiane nel 2023. Questo per comprendere dove siamo a livello globale e nazionale nel percorso verso il raggiungimento di una parità di genere (Goal 5 dei Sustainable Development Goals – SDG 2030). L’obiettivo ultimo è diffondere consapevolezza e riflettere sull’importanza della Giornata Internazionale della Donna e delle azioni necessarie.

 

Cosa significa essere una donna in Italia?

L’EIGE (European Institute for Gender Equality) è l’organizzazione Europea che ogni anno valuta lo status di parità di genere in 27 paesi dell’Unione Europea. LItalia nel 2022 ha ottenuto un punteggio di 65/100 (ciò significa che il divario di genere è stato colmato per il 65%), 3.6 punti sotto la media europea, posizionandosi 14esima nella classifica generale.

EIGE 2022, Scheda Italia punteggio di Parità di Genere

Bene, ma non benissimo. Se primeggiamo nel dominio Salute (accesso alla salute e stato di salute), c’è ancora molto da fare a livello di Educazione (partecipazione all’istruzione, risultati scolastici e formazione nel corso della vita), Tempo (tempo speso tra lavoro di cura e assistenza, lavoro domestico e tempo libero) e Potere (coloro che si trovano in posizioni di decision-making a livello politico, economico e sociale). 

Come si traducono questi dati nella realtà?

EIGE offre strumento interattivo che permette all’utente, “giocando” con le categorie genere e paese di nascita, di comprendere come vivono uomini e donne in un determinato paese europeo (stando ai dati del 2022). Essere una donna in Italia nel 2022 significa:

EIGE 2022, Essere una Donna in Italia - punteggio di Parità di Genere

Le donne Italiane sono sotto-rappresentate in Parlamento, con una presenza che si attesta secondo le ultime elezioni al 31%. In ambito lavorativo guadagnano il 43% in meno degli uomini e i tassi di disoccupazione femminile sono elevati. Hanno maggiore probabilità di occuparsi delle faccende domestiche – considerato lavoro non retribuito e non riconosciuto – rispetto agli uomini. Infine, il 51% delle donne ha riportato aver fatto esperienze di molestie sessuali.

Secondo invece il World Forum Global Gender Gap Report 2022, pubblicato ogni anno valutando la parità di genere nel mondo, l’Italia si posiziona 63esima su 146 paesi monitorati nel mondo, con un punteggio di 0.720 (il divario di genere è stato colmato per il 72%) (pag. 16), e 25esima su 35 paesi in Europa  (pag. 24).

World Forum Global Gender Gap Report 2022 - Parità di Genere nel mondo

Anche in questo caso, a livello di classifica globale, l’Italia primeggia a livello di Educazione e Salute, rimanendo però indietro a livello di Partecipazione e Opportunità Economiche, e di Partecipazione Politica (pg. 204).

Un elemento estremamente importante nell’analizzare questi dati è comprendere il trend temporale dell’indice per la parità di genere. Quanto è migliorata l’Italia nel corso degli anni? Secondo i dati dell’EIGE, vi è stato un miglioramento di quasi 12 punti percentuali (da 53.3 a 65) nel corso di 9 anni (2013-2022). Per quanto significativo, la crescita è molto lenta, soprattutto negli ultimi anni. 

 

Parità di genere: quando la otterremo? 

Secondo il World Forum Global Gender Gap Report 2022, il divario di genere globale è stato colmato al 68,1% e, mantenendo questo andamento, ci vorranno 132 anni per raggiungere la piena parità. 

Per quanto riguarda l’Italia? Voglio invitarti ora a fare questo semplice esercizio. Il link seguente ti riporterà a uno strumento interattivo creato da Equal Measures 2030 che ti permetterà di vedere, sulla base delle politiche attualmente messe in atto in un Paese, se ti sarà possibile vedere il raggiungimento della parità di genere nel corso della tua vita. E come vedi, c’è ancora tanto da fare, ed è per questo necessario agire ora. 

 

Conclusioni

Nel concludere, riporto un poema che mi ha accompagnato durante il mio percorso di studi, e che a mio parere riassume il significato e il valore dell’8 Marzo: “Legacy” di Rupi Kaur (su instagram troverai il poema in lingua originale inglese).

 

mi reggo in piedi 

sui sacrifici 

di milioni di donne prima di me 

pensando 

cosa posso fare 

per rendere più alta questa montagna

in modo che le donne dopo di me

vedano più lontano 

 

Le battaglie vinte, i diritti conquistati, i riconoscimenti ottenuti dalle donne prima di noi hanno permesso alla nostra generazione di essere dove siamo. Tuttavia, c’è ancora molto da fare, ed è nostra responsabilità non abbandonare questa battaglia per permettere alle generazioni future di poter vivere in un mondo veramente equo e paritario. 

Quelli forniti sono spunti di riflessione e semplici strumenti per poter iniziare a comprendere ed esplorare un tema che colpisce tutti noi, uomini e donne, in vari domini della nostra vita di tutti i giorni. Riflettere sulla propria esperienza personale, documentarsi leggendo dati e statistiche, ascoltare le storie di donne, trovare le falle nel sistema – sono tutti elementi che permettono di rafforzare la narrazione e guidare le nostre azioni.

 

 

Fonti

EIGE website: https://eige.europa.eu/

EIGE, Scheda Italia 2022: https://eige.europa.eu/gender-equality-index/2022/country/IT

EIGE, Index Game 2022: https://eige.europa.eu/gender-equality-index/game

Equal Measures 2030 website: https://www.equalmeasures2030.org/

Equal Measures 2030, Game: https://gef.equalmeasures2030.org/

Fondazione Nilde Iotti. (2019). Le leggi delle donne che hanno cambiato l’italia, 2nd edizione. Link: https://www.futura-editrice.it/prodotto/le-leggi-delle-donne-che-hanno-cambiato-litalia-2/

Il Post. (2017). Giornata internazionale della donna: Foto. [online] Available at: https://www.ilpost.it/2017/03/08/giornata-internazionale-della-donna-2/geidar-aliey-mikhail-solomentsev-viktor-grishin-andrei-gromyko-mikhail-gorbachev-nikolai-tikhonov-2/

Non una di meno website: https://nonunadimeno.wordpress.com/

Rupi Kaur. (2017). Poem Legacy, in The sun and her flowers. Simon & Schuster. Link: https://www.instagram.com/p/BZSH4gnggNn/

United Nations. Sustainable Development Goals (SDG). Goal 5: Achieve gender equality and empower all women and girls. Link: https://sdgs.un.org/goals/goal5 

World Economic Forum. (2022). Global Gender Gap Report 2022, July 2002, Link: https://www3.weforum.org/docs/WEF_GGGR_2022.pdf




Ciao mondo, siamo Eva In Rosso!

Eva in Rosso è l’associazione no profit che nasce dal podcast omonimo con l’obiettivo di abbattere il tabù legato alle mestruazioni attraverso un’informazione libera, accessibile e condivisa. Una nuova realtà che vede tra le socie fondatrici persone con patologie legate al ciclo, ma anche professioniste del benessere ciclico. 

 

PERCHÉ?

1 Promuovere salute e igiene mestruale

2 Accrescere la conoscenza delle 4 fasi del ciclo mestruale

3 Contrastare forme di emarginazione o bullismo nei confronti di chi mestrua

4 Creare uno spazio di ascolto attivo e di riflessione, promuovendo una rete di supporto

5 Aiutare a comprendere e gestire i sintomi fisici ed emotivi collegati alle mestruazioni

6 Informare a proposito dei dispositivi sanitari, per fare scelte consapevoli che facciano bene alla nostra salute e a quella del pianeta

 

COME?

Attraverso l’organizzazione di workshop, reading, seminari, talk e azioni di sensibilizzazione per tutti e tutte, continuando l’azione fatta durante il Festival del ciclo mestruale